La presenza umana nei millenni

Dal territorio compreso tra Castellaccio e Montenero provengono testimonianze preistoriche di presenza umana, riferibili a industrie litiche del Paleolitico e del Neolitico. Ad esempio presso la loc. Sasso Rosso (poco più a nord di Castellaccio) in corrispondenza di un affioramento di diaspro sono stati rinvenuti numerosi reperti (nuclei, schegge, grattatoi,ecc.) attribuiti ad una locale industria paleolitica.

Sono numerose le testimonianze di insediamenti di epoca romana, come ad es. i toponimi Salviano, Antignano, Quarata. L’attuale S.P. di Popogna era già presente in epoca romana (via Poponia o Pomponia) e collegava le colline con la pianura.

Castellaccio

La località fu abitata già in epoca romana, insediamento probabilmente favorito dalla quota elevata rispetto alla pianura. Le origini del nome ci portano al Basso Medioevo (1200), quando esisteva il Castello delle Formiche, o Castel d’Oreto, una fortificazione costruita, secondo lo storico Pietro Vigo, dalla Repubblica di Pisa. Successivamente l’edificio scomparve e i suoi resti furono riconoscibili

fino al 1864. In questa località erano presente anche una villa e un parco, dove nel 1900 furono erette una torre in stile neomedioevale ed una cappella. L’edificio, noto come Villa Gower o Villa Pavolini, è oggi suddiviso in alcuni appartamenti. Il parco della villa fu seriamente danneggiato nell’estate del 1990 a causa di un vasto incendio che interessò buona parte delle Colline livornesi. Lungo la strada da Montenero a Castellaccio si trovavano un tempo tre chiese ed un monastero ospedale, utilizzato come rifugio dai pellegrini.

Negli anni venti e trenta del secolo scorso le strade del Castellaccio fecero parte del Circuito di Montenero, teatro di numerose competizioni automobilistiche del Grand Prix, compreso un Gran Premio d’Italia; una curva del circuito, superato Castellaccio, è stata dedicata a Tazio Nuvolari.

Il Momumento ai partigiani

I monti livornesi sono anche luoghi partigiani; hanno infatti dato rifugio ai tanti giovani che, dopo l’ 8 settembre, sfuggirono all’arruolamento nella Repubblica di Salò e organizzarono la Liberazione di Livorno, avvenuta poi il 19 luglio 1944. La Brigata “Oberdan Chiesa”, X Distaccamento Partigiano della III Brigata Garibaldi, aveva la propria base presso le “Grotte dei Banditi” in località Quarata, non lontano da Castellaccio.

Oggi appena fuori dall’abitato di Castellaccio un monumento ai partigiani, o “Sacrario del Castellaccio”, celebra le lotte partigiane e commemora i caduti per la libertà, ed in particolare i 9 partigiani del X Distaccamento “Oberdan Chiesa”, della III Brigata “G. Garibaldi”, otto italiani e un polacco, uccisi tra il 13 luglio e il 29 settembre 1944 durante la Seconda Guerra Mondiale.

Il Santuario di Montenero

Di importanza storica, architettonica e religiosa, le origini del Santuario della Madonna di Montenero risalgono al XIV secolo: la leggenda narra di un pastore storpio che trovò ai piedi del colle di Montenero un dipinto della Madonna che, dopo una visione, trasportò in cima alla collina, dove si trovò guarito dalla sua malattia. In poco tempo si diffuse la fama dell’effige miracolosa ed ebbero inizio pellegrinaggi e offerte per il piccolo oratorio che ospitava il dipinto. Oggi di tali misteriose origini ci restano il dipinto della Madonna di Montenero e di Gesù bambino, in seguito attribuito alla scuola pisana (Iacopo di Michele detto Gera) e, all’inizio della Via di Montenero, una chiesa, la cui ultima riedificazione è del 1957, a ricordo della visione del pastore.

Partendo dalla cappella e dai locali che servivano al riparo dei pellegrini, nel corso dei secoli sono stati realizzati ampliamenti e ricostruzioni da parte dei Gesuati (dal 1442 al 1668), comunità di laici ispirata alla spiritualità di San Girolamo, e dell’ordine religioso dei Teatini (dal 1668 al 1792). Furono proprio questi ultimi a realizzare i più importanti ampliamenti che hanno portato, da un’iniziale aula a pianta rettangolare, all’attuale complesso a croce. Alla fine del 1700 il Santuario fu affidato alla custodia dei monaci vallombrosani, che ancora oggi custodiscono l’intero complesso.

Il 15 maggio 1947 papa Pio XII dichiarò la Madonna di Montenero Patrona della Toscana (“Mater Etruriae”). Da allora il 15 maggio di ogni anno pellegrini provenienti dalle diocesi toscane si radunano al Santuario per donare l’Olio Santo. Il 27 gennaio 2015 un decreto del Vescovo di Livorno ha ufficialmente elevata a Santuario la chiesa di Santa Maria della Grazie.

Da segnalare l’importanza assunta nei secoli dalla galleria degli ex voto, contenente circa 700 raffigurazioni realizzate tra l’Ottocento ed i giorni nostri, tra le quali si possono ammirare anche tavole di Giovanni Fattori e Renato Natali.

Lungo il lato occidentale del santuario è presente un porticato che prende il nome di Famedio (“Tempio della Fama”) che in origine probabilmente ospitava i dormitori dei pellegrini. Oggi ospita le tombe dei livornesi illustri, tra cui Francesco Domenico Guerrazzi e Giovanni Fattori; due lapidi ricordano Amedeo Modigliani e Pietro Mascagni, sepolti altrove.

La Funicolare di Montenero

Inaugurata nell’estate del 1908, la funicolare mette in comunicazione Montenero Basso (dalla Piazza delle Carrozze) a Montenero Alto e al suo Santuario. Ha una pendenza media del 17%, un dislivello di 110 metri ed una lunghezza complessiva di 656 metri. L’impianto è costituito da due stazioni e da un unico binario, con un breve raddoppio utilizzato per l’incrocio dei mezzi in salita ed in discesa. Dal 2000 è l’unica funicolare al mondo completamente alimentata da impianto solare fotovoltaico. Gestita attualmente dall’Azienda Trasporti Livornese (CTT Nord), movimenta circa 250.000 passeggeri l’anno.

L’Eremo della Sambuca

L’Eremo di Santa Maria alla Sambuca, nel comune di Collesalvetti, è situato a circa 175 m, nel fondovalle di un ramo del torrente Ugione; il nome deriva forse dalla posizione e dalla secolare presenza di monaci e religiosi. Le origini del romitorio, benché ignote, vengono ricondotte al grande movimento eremitico che si sviluppò in Europa dal 1000 al 1200. La presenza di eremiti agostiniani alla Sambuca è attestata fin dal 1237, anno in cui il romitorio di Santa Maria di Parrana (così è citato l’Eremo nei documenti d’archivio), beneficiò di un lascito testamentario di terreni. Nel 1267 nel romitorio della Parrana erano presenti cinque frati più il priore Bernardo e la comunità pare fosse dipendente dal monastero di San Paolo a Ripa d’Arno di Pisa, appartenente all’Ordine Vallombrosano. In seguito, nel 1375, si insediarono i Gesuati, cui l’arcivescovo di Pisa nel 1443 affidò la cura del monastero e dei possedimenti di Montenero, che i Gesuati gestirono per più di due secoli insieme all’Eremo. Con la soppressione della fraternità dei Gesuati nel 1668 iniziò un periodo di decadenza fino alla vendita a privati prima dei terreni e poi, nel1830, delle strutture edificate. Nel 1912 l’Eremo fu dichiarato monumento nazionale e completamente restaurato; negli anni cinquanta fu acquisito dal Demanio, ma finì nell’abbandono, con saccheggi degli arredi interni. Negli ultimi decenni sono stati effettuati alcuni interventi di restauro (tetto e parte delle murature).